L’inno alla gioia è il movimento finale della Nona sinfonia composta nel 1823 da Ludwig Van Beethoven, una delle figure più alte dell’arte europea. Egli musicò un testo composto nel 1785 da un altro grande artista, Friedrich von Schiller. Parole che auspicano la fratellanza tra tutti i popoli del mondo. Nel 1985 questo inno venne adottato dai capi di Stato e di governo dell’UE come inno ufficiale dell’Unione Europea.
L’inno alla gioia, capite? Niente più “stringiamci a coorte, siam pronti alla morte” , niente più “Aux armes citoyens”, superati “Deutschland, Deutschland über alles”, e “God save the King”: gli inni nazionali evocano scenari di morte: pericolo, armi, volontà di supremazia. Ma l’inno europeo no! questo inno parla della gioia, figlia della luce, il cui raggio consola il pianto, sperde l’ira e fa fuggire il dolore… la gioia che tutti gli esseri umani devono e possono ricercare perché è il loro scopo comune. Leggi di più
Sì, lo so. Citare l’Unione Europea tra le società umane ideali susciterà in molti (in tutti) un moto di perplessità o di aperta disapprovazione. E tutti sappiamo il perché: le prove fin qui affrontate dall’Unione hanno mostrato le nostre lacune, insicurezze, la nostra confusione. Perché questa timidezza nell’affermare il valore degli ideali europei? Gli ideali liberali, democratici, illuministi della Rivoluzione francese. C’è una possibile risposta in un bel film di di Alexandr Sokurov del 2014, Francofonia.
È un racconto suggestivo. Intanto per il linguaggio così lontano da quello standard cui ci ha assuefatto il cinema americano (sia detto con la più’ grande ammirazione). È un montaggio di materiali diversi. All’inizio una galleria di dipinti: sono ritratti, e «cosa sarei, se non avessi visto lo sguardo di chi è vissuto prima di me?», si domanda la voce narrante. Poi filmati d’epoca e riprese di oggi; vedute aeree di Parigi e di mari in tempesta. Fotografie e telefonate con Skype. Immagini dei tesori del Louvre e foto dell’Hermitage distrutto dalla assedio tedesco, durato 900 giorni, dal 8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944. Nel Louvre si aggirano spaesati due fantasmi: la Marianna e Napoleone. Sono due facce della nostra identità: i nostri principi ideali, cioè Liberté, Egalité, Fraternité, e insieme la perenne tentazione di negarli, o svuotarli di significato, per tornare sempre ad un passato di barbarie.
Francofonia è una riflessione sulla decisiva influenza che la cultura liberale e illuminista ha avuto in tutta Europa. L’avventura umana di due uomini durante l’occupazione tedesca di Parigi nel 1940 narra proprio il fascino che la Francia moderna, nonostante tutto, ha esercitato ed esercita. Il conte Wolff-Metternich molto tedesco, e il conservatore del Louvre Jacques Jaujard, molto francese. Il conte tedesco parla un ottimo francese, quasi senza accento; il francese dichiara invece di non parlare tedesco: non è vero, ovviamente, ma è molto francese dire così! Comunque hanno una missione che entrambi sentono comune: custodire il Louvre, i suoi capolavori, cioè la nostra storia, la lunga elaborazione per emanciparci dalla barbarie: dopo le sanguinose lezioni del XX secolo, noi non vogliamo vedere il naufragio del sogno di Liberté, Egalité, Fraternité. Un sogno sognato da persone ben sveglie non finisce, non può finire, come la zattera di Géricault!
È una riflessione quella di Sokurov che mette a nudo tutti i nostri dubbi, i ripensamenti sulla nostra identità come europei, eppure … all’Europa io presto fede. Perché un popolo che sceglie come proprio inno la nona sinfonia di Beethoven (l’inno alla gioia!), forse ha qualcosa da dire a tutti gli altri popoli fratelli nel mondo!
Inno alla gioia in italiano
Del testo esistono diverse varianti italiane, tra cui quella composta da Arrigo Boito (1842-1918), arcaica ma sicuramente la più ritmica. Ecco una versione che permette di ascoltare con chiarezza il testo di Arrigo Boito.
Inno alla gioia in piazza
Inno alla gioia
E qui una esecuzione orchestrale. Orchestra e Coro del Teatro alla Scala. Direttore Daniel Barenboim. Il concerto, in onore del Santo Padre e delle Delegazioni Ufficiali dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, si tenne nel Teatro alla Scala di Milano, il 1° giugno 2012.