Margherita e il Maestro

Margherita e il Maestro. Ho parafrasato qui il titolo del celebre romanzo di Michail Afanas’evič Bulgakov. Ho scritto questi versi, endecasillabi e settenari sciolti per ricordare la seduzione dell’intelligenza: saper leggere e scrivere un linguaggio di programmazione, più di uno. Ho messo questi versi nella rubrica Figure di Maestri perché sono dedicati a Gianni Degli Antoni.

Margherita e il Maestro

A GDA

Millenovecentottantaquattro.
	(George Orwell non c'entra) 

Scena prima. Negozio.
Vorrei comprare un computer, per scrivere
	(scrivo molto, lavoro da insegnante).
Il commesso mi offre due macchine:
una presenta fondo nero, alieno,
lettere verdi, semmai più aliene,
di lucidi cristalli liquidi;
	l'altra è un Macintosh, è sfavillante.
	È amore a prima vista!
Un amore che ancor nel cuor mi dura. 

Ha una tastiera uguale alla Olivetti,
la mia Lettera Di, amica ben nota,
regalo di papà in terza media,
nel millenovecentosessantotto;
ci ho scritto la tesi di laurea
nel millenovecentosettantasette.

Il Mac scrive e poi scrive, persino in greco
	(Salamis, sono i caratteri greci)
e ha un solo cavo di alimentazione
e non occorre cacciavite alieno
per sistemare cavi pure alieni..

Il Mac è un computer per le donne
sentenziano i colleghi, uomini.
	
Certo! Il Mac è così intelligente 
che non solo sa scrivere (MacWrite),
ma sa fare anche i conti (Multiplan),
anche pianificare un lavoro (MacProject),
e sa anche disegnare (MacPaint).

Non è pesante, non ha cavi al seguito,
cioè è già trasportabile con borsa;
	già chiaro esempio di marketing Apple, 
	quella borsa costava una fortuna!
		Comunque meno di una borsa Chanel!

Il mio Mac è ancora in casa mia!
È un oggetto sì decorativo,
ma soprattutto segno d’un amore
fedele, come faro nella tempesta,
Amore non per l’oggetto in sé, 
	ma per il valore 
di intelligenza di sapere, di bontà 
	che porta con sé.


Millenovecentottantacinque
	
Scena seconda. Università.
Milano, via Moretto da Brescia.
Dipartimento Scienza Informazione.
	Studio del direttore, il professor 
	Gianni Degli Antoni - GDA -.

Allievi e professore studiano Prolog
	il fantastico, l’ultimo linguaggio 
	per la programmazione. 
		
	Fogli grandi tappezzano la stanza:
		il lessico del Prolog,
		la sintassi del Prolog.

Lessico e sintassi sono oggetti
consueti familiari abituali
nella mia educazione: grammatica,
latino greco, tanta traduzione.
	
Ma qui in questo studio gli oggetti
che conosco, il lessico e la sintassi 
	brillano di una luce ancor più viva.
Lo studio rigoroso di grammatica 
	mi fa capire come funziona
		un linguaggio di programmazione.

E mi piace imparare altri linguaggi
per programmare, prima uno poi l’altro,
	(un VicVenti con logo declinava
	nomi aggettivi verbi in latino.
	Qualcuno si ricorda del Commodore 
	Sessantaquattro per fare grammatica,
		più altre cose fantasiose, insomma)
	Finché è arrivato Hypercard.
	Infine il meglio: acca-ti-emme-elle - html.

Che dire più? certo sono arrivate 
altre sbalorditive novità:
	scrivo sul mio iPad, 
		una bacchetta magica
	ho a disposizione 
		l’intelligenza artificiale, certo 
		rischiosa, ma stellare.

Che dire più? persiste nel mio cuore
	il sentimento di acuto stupore
	di meraviglia di felicità
		del giorno che ho guardato e visto il Mac,
		del giorno che ho guardato e visto Prolog. 


	

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