Physis techne episteme (φύσις, τέχνη, ‘επιστήμη). La mia tesi di laurea. Titolo. Il pensiero di Anassagora e la ricerca scientifica presso i Greci nella critica italiana e francese dal dopoguerra ad oggi. Il problema del ruolo di Anassagora in Atene democratica.
Un titolo complesso. Troppo. È il segno distintivo di un approccio giovanile: voler dominare (maldestramente) una materia così ampia che farebbe tremar le vene e i polsi di qualsiasi studioso.
Presento qui il discorso che tenni durante la seduta d’esame il 16 febbraio 1978. Ma non è la versione originale: è quella che ho riscritto nell’aprile 2023, quando ho usato la mia tesi per un articolo sul Public Speaking, pubblicato su DeltaScienceTutoring.com. Ho riletto quindi la mia tesi quarantacinque anni dopo. Leggi di più
Ho scoperto anzitutto che la Commissione d’esame fu molto indulgente; secondo, che i miei interessi sono intatti. Sono sempre curiosa su tutto ciò che ha a che fare con techne, cioè col lavoro umano che trasforma physis e hyle, la materia inerte. Sono ancora attenta al rapporto che c’è tra il lavoro umano, i suoi strumenti, le sue procedure e il sapere scientifico. M’interessa sempre il tema della libertà di ricerca, di pensiero che è condizione necessaria perché episteme (il sapere) possa esistere. Il lungo studio sul romanzo di Vasilij Grossman, scritto tra il 2016 e il 2020, quarant’anni dopo la tesi di laurea, testimonia la vitalità di questi temi nella mia riflessione. Perciò qui in Camelot il discorso di presentazione della mia tesi è collocato in Episteme e Techne.
1. INSIEME ERANO TUTTE LE COSE
«Si capisce che si stava tutti lì, – fece il vecchio Qfwfq, – e dove, altrimenti? Che ci potesse essere lo spazio, nessuno ancora lo sapeva. E il tempo, idem: cosa volete che ce ne facessimo, del tempo, stando lì pigiati come acciughe? Ho detto “pigiati come acciughe” tanto per usare una immagine letteraria: in realtà non c’era spazio nemmeno per pigiarci. Ogni punto d’ognuno di noi coincideva con ogni punto di ognuno degli altri in un punto unico che era quello in cui stavamo tutti».
Studiando Anassagora, mi è tornato in mente il vecchio Qfwfq che sta nelle Cosmicomiche di Italo Calvino.
«Insieme erano tutte le cose» nella loro infinita piccolezza. Dice Anassagora. È la mescolanza originaria, l’universo dal quale tutto si è formato e continua a formarsi. E non è un atomista ante tempus. Gli studi filologici di Diego Lanza, uno dei costanti punti di riferimento della mia tesi, sui frammenti del filosofo hanno ripulito la figura e l’opera di Anassagora dalle incrostazioni che il tempo ha solidificato su di essa. Ci ha restituito così un filosofo presocratico, originario della Ionia (era nato a Clazomene nel 500 AC), il cui centro più vivo è Mileto, la culla dell’historíe. Nella prosa ionica del VI secolo historíe è osservazione e descrizione, è fiducia nella capacità umana di comprendere il mondo della natura e di trasformarlo secondo i bisogni. Anassagora è un filosofo che non disprezza il mondo della realtà fisica.
Visse in Atene. Lì rischiò una condanna a morte e fu poi esiliato a Lampsaco dove morì nel 428 AC. Fu maestro e amico di Pericle, ed ebbe in Atene una grande influenza culturale. Gli studi di Mario Vegetti, altro punto di riferimento della mia tesi, stabiliscono una connessione tra la filosofia di Anassagora e la scuola medica di Ippocrate, tra Anassagora e la storiografia di Tucidide.
2. IL PENSIERO DI ANASSAGORA: LA FILOSOFIA DELLE TECHNAI
Ha la scienza greca un carattere sperimentale? C’è un rapporto tra physis e techne ed episteme? Il dibattito novecentesco verte su questo tema tra negazione (la scienza greca non si cura del mondo di physis, regno del movimento e della contraddizione) e valorizzazione, ora della scienza fuori da Atene (ad Alessandria, a Siracusa, a Taranto), ora della scienza in Atene e nel V secolo, in età democratica, nell’età cioè di un’esperienza di governo che in qualche modo è connessa con lo sviluppo di un metodo scientifico sperimentale. Questa è l’ipotesi teorica che il mio lavoro sostiene cercando di dimostrarne la fondatezza.
Come? Studiando anzitutto il pensiero di Anassagora. nel contesto del dibattito filosofico della prima metà del V secolo, facendo chiarezza sulle fonti relative alla sua vita e alla sua opera, di cui possediamo solo venti frammenti. Sappiamo che per primo pubblicò un’opera filosofica in prosa che conteneva la sua dottrina sulla formazione del mondo, e sulle caratteristiche fisiche della natura.
Proprio perché dell’opera ci è giunto così poco, è necessario esaminare le fonti che di Anassagora e della sua filosofia ci parlano.
Un valido soccorso ci è giunto anche qui dagli studi di Diego Lanza che non solo ha analizzato e commentato i frammenti anassagorei, ma ha anche sottoposto le fonti ad un riesame ciascuna del suo contesto storico-concettuale. Questa indagine ha scrostato la figura del filosofo dei luoghi comuni e delle inesattezza e dagli errori di interpretazione che nel corso del tempo si erano cristallizzati su di essa.
Gli studi di Diego Lanza inducono a considerare come sperimentale la teoria della conoscenza di Anassagora. Il processo conoscitivo si svolge attraverso quattro momenti: empeiria, mneme, sophia, techne. esperienza, memoria, sapere e pratica. È l’esperienza la base del sapere, un’idea nuova nella prima metà del V secolo. Ma da questa base occorre emanciparsi, i dati dell’esperienza devono accumularsi nella mente per essere elaborati: è il momento di mneme, la memoria. L’accumulo dei dati dà origine all’elaborazione di ipotesi di spiegazione, che però devono essere compatibili con l’insieme dei dati raccolti: questo, è sophia, il sapere che prende le mosse dall’esperienza e se ne allontana per poterla elaborare. Ma nessun sapere è valido se non torna alla realtà dell’esperienza, se episteme non si fa techne, cioè lavoro, strumento razionale di intervento e trasformazione di physis .
Con questo metodo, che assegna ai presupposti filosofici la funzione di ipotesi generali da arricchire via via coi portati dell’indagine empirica, spiega l’origine di tutte le cose. «Insieme erano tutte le cose» nella loro infinita piccolezza, così piccola da non esserci posto, proprio come racconta il vecchio Qfwfq!
Il pensiero di Anassagora ha una stretta relazione col mondo delle technai, rompendo la tradizione arcaica. Così come la democrazia ateniese rompe con la polis aristocratica, proprio per il valore riconosciuto al lavoro umano come motore di trasformazione della natura.
3. LA DEMOCRAZIA ATENIESE: LO SVILUPPO DELLE TECHNAI
C’è una stretta correlazione tra Anassagora e Atene democratica, un legame di natura non certo istituzionale e politica, ma culturale. Anassagora è il filosofo delle technai. Qui la mia tesi, come ho detto, ha largamente attinto agli studi di Mario Vegetti sulla scuola medica di Ippocrate e sulla concezione di storiografia che emerge nell’opera di Tucidide. L’influenza di Anassagora è forte. La techne medica, grazie all’assunzione della metodologia anassagorea (attenta osservazione, riconoscimento del segno, ricerca delle cause) organizzò scientificamente il patrimonio di osservazioni e terapie accumulato nel tempo. I medici ippocratici superarono la pura individuazione delle malattie e costruirono una biologia del corpo umano, un’eziologia delle malattie, l’anamnesi, la diagnosi, la prognosi per il singolo individuo malato: elevarono cioè la loro techne al rango di episteme, scienza.
Tutto questo spiegherebbe poi il perché ad Anassagora toccò un destino di oblio e fraintendimento secolare. La democrazia ateniese si identifica a tal punto con lo sviluppo delle technai, che, una volta caduta e caduta per sempre, trascina con sé quella struttura sociale e politica e i suoi ispiratori.
Questo è il nucleo centrale della mia tesi. L’ho esposto nella seconda parte del mio lavoro, che s’intitola” Filosofia della natura in Atene democratica”. L’argomentazione è collocata nella prima e nella terza parte del mio discorso.
Nella terza parte dal titolo “Scelte economiche di Atene democratica“, ho esaminato il contesto economico ateniese alla ricerca di dati che potessero corroborare il tema dell’originalità dello sviluppo ateniese (la democrazia come configurazione culturale di un assetto economico nuovo, più produttivo, emancipato dall’economia agricola.
Nella prima parte della mia tesi, ”La ricerca scientifica presso i greci” si è posto il problema del perché in una società che scopre le technai e produce un benessere maggiore di qualsiasi altra, perché in una società che elabora una cultura di saldi principi matematici, perché in Grecia non vi fu la rivoluzione industriale?
4. PERCHÉ IN GRECIA NON CI FU LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Perché un sapere scientifico solido nella matematica non abbe interesse a sviluppare una fisica allo stesso livello di qualità? e perché non ebbe interesse per la tecnologia? Perché ci furono così poche macchine nel mondo greco? Ebbe o non ebbe mai carattere sperimentale la scienza greca?
La mia tesi riconosce che no, la scienza greca non ebbe carattere sperimentale. Ma invece sì: per un breve scintillante momento in Atene democratica nacque una scienza sperimentale e Anassagora ne fu l’ispiratore. La sconfitta del progetto democratico segnò anche la fine della scienza sperimentale.
La mia tesi ripercorre il dibattito novecentesco su questo tema, essenzialmente il dibattito francese degli anni fra il ’35 e gli anni ’50-’60 su “Machinisme et philosphie” che si interroga sul perché la scienza greca non diede vita alla rivoluzione industriale e ne esplora le ragioni che sono molte, ma su tutte ha peso la convinzione che il mondo di physis sia il mondo del pressappoco, dell’irrazionale, contrapposto al mondo della precisione razionale della matematica.
5. CONCLUSIONI
All’origine della mia scelta di occuparmi della concezione di lavoro e natura nell’Atene del V secolo sta il desiderio di conoscere da vicino il fenomeno della democrazia ateniese. La domanda di fondo che sottende la mia tesi riguarda proprio il nostro interesse per quell’antica forma di governo della società umana: per quali aspetti e quali ragioni ci interessa ancora?
Per rispondere a questa domanda non ho trattato l’aspetto istituzionale della democrazia ateniese, la mia non è una tesi di Storia, ma di Storia della filosofia; ho invece analizzato il fenomeno culturale della democrazia: ho cercato cioè di capire quali attività produttive si svolgessero in città, come venissero considerate, come fossero vissute dalla coscienza collettiva.
Che ci sia riuscita o no, vorrei comunque ringraziare tutta la Commissione per l’attenzione, ed in particolare la relatrice della mia tesi, la professoressa Caizzi.